La Cina, attualmente, rappresenta il 4° mercato al mondo per consumo di prodotti biologici, con un valore pari a 8 miliardi di euro e con l’8% delle vendite a livello globale e per tale ragione deve necessariamente essere considerato come mercato di riferimento per chi intenda esportare a livello globale questo tipo di prodotti.
È interessante notare come la pandemia da Covid-19, freno per l’economia a livello mondiale, non abbia avuto un drastico impatto sul settore del biologico in Cina. In realtà, secondo alcune recenti analisi di mercato, nel 2020 il 64% dei consumatori cinesi ha acquistato cibi o bevande a marchio biologico, di cui il 25% si qualifica come “frequent user”.
I principali fattori che trainano gli acquisti di prodotti biologici, anche in piena pandemia, riflettono l’attenzione dei consumatori cinesi verso il benessere, la salute fisica, la salubrità del cibo e i benefici di quest’ultimo nel mantenimento di una sana condizione fisica. Inoltre, il susseguirsi di scandali alimentari in Cina ha, nel corso degli anni, accentuato lo spostamento di interesse dei consumatori verso prodotti di importazione estera, che, seppur a prezzi più elevati, soddisfano meglio le esigenze dei consumatori in termini di qualità e sicurezza.
Da un punto di vista prettamente geografico, il consumo di prodotti biologici si concentra maggiormente nelle cosiddette high-tier cities, quindi grandi agglomerati urbani quali Pechino, Shanghai, Guangzhou e delinea la upper class (reddito annuo superiore a 100.000 RMB) come principale target di destinazione.
Il fermento del settore del biologico in Cina investe vari segmenti di mercato. Per quanto riguarda l’alimentare, il biologico rappresenta un importante attributo nella scelta di prodotti alimentari per bambini (soprattutto latte in polvere), prodotti lattiero-caseari, prodotti freschi e bevande.
Tra i principali paesi di provenienza dei prodotti biologici commercializzati sul mercato cinese, l’Italia occupa una posizione di rilevante importanza. Secondo la percezione cinese, infatti, il Bel Paese è considerato produttore di eccellenze sia per i prodotti alimentari in generale che per i prodotti a marchio bio più specificatamente.
I prodotti biologici Made in Italy, per potersi qualificare come tali anche sul mercato cinese, devono tuttavia rispettare una serie di regolamentazioni e standard di riferimento imposti dal legislatore cinese, che potrebbero trasformarsi in vere e proprie barriere di ingresso sul mercato cinese.
Nell’ottica di una maggiore standardizzazione del sistema normativo e al fine di garantire la qualità e sicurezza dei prodotti commercializzati in Cina, l’autorità locale cinese ha più volte revisionato e aggiornato la normativa di riferimento. L’ultima revisione agli standard tecnici relativi alla qualifica dei prodotti biologici è del 2019, entrata in vigore a partire dal 1 gennaio 2020.
Nello specifico, l’attuale standard di riferimento è il GB/T 19630-2019, entrato in vigore in sostituzione del precedente GB/T 19630-2011. Lo standard si compone di 4 parti (produzione, lavorazione, etichettatura e gestione) e si applica a tutti i prodotti biologici, sia locali che di importazione, destinati alla vendita all’interno del territorio cinese.
Secondo quanto riportato dal regolamento, la vendita di prodotti biologici di importazione può essere avviata solo previo ottenimento della specifica certificazione rilasciata da un ente certificatore cinese. Qualunque altra certificazione emessa dal paese di origine del prodotto non sarà considerata valida ai fini della commercializzazione in Cina. La certificazione cinese ha validità di un anno con possibilità di essere rinnovata. Il logo biologico EU o quelli rilasciati dagli Stati Membri non possono essere applicati in sostituzione del logo cinese, ma, eventualmente in maniera complementare a quest’ultimo, al fine di aumentare la visibilità dei prodotti tra i consumatori.
Di notevole importanza risulta la revisione applicata al catalogo dei prodotti biologici ammessi alla certificazione, l’Organic Product Certification Catalog. Attualmente, il catalogo copre 1.136 prodotti relativi a 46 categorie di alimentari, 11 in più rispetto a quelle mostrate nella versione precedente. Le aziende esportatrici di prodotti non menzionati all’interno del nuovo catalogo non potranno presentare richiesta di certificazione. I prodotti non inclusi nel catalogo, ma che hanno ricevuto la certificazione precedentemente la pubblicazione dello stesso, potranno continuare a usufruire della certificazione fino alla scadenza prevista.
La Certification and Accreditation Administration of People’s Republic of China (CNCA) è l’agenzia ministeriale direttamente amministrata dallo State Council della PRC e si identifica quale autorità competente nella standardizzazione delle attività di gestione, supervisione e coordinazione in materia di certificazione biologica. La CNCA determina l’approvazione finale del rilascio delle certificazioni processate da organi certificatori autorizzati dalla stessa CNCA.
Il “Beijing Ecocert Certification Centre”, il “China Organic Food Certification Centre”, e il Organic Food Develop and Certification Centre” sono alcuni degli enti preposti che forniscono il servizio di rilascio delle certificazioni.
La procedura richiesta ai fini dell’ottenimento della certificazione biologica cinese prevede:
- Richiesta e presentazione documenti
- Revisione documenti
- Ispezione in loco
- Report ispezione
- Valutazione (in caso di segnalazione di non conformità);
- Rilascio certificato;
- Mantenimento certificato
A dimostrazione di questo interessante trend di crescita che il mercato del biologico sta vivendo in Cina, merita una menzione l’accordo sottoscritto tra FederBio e COFCC, uno dei principali organismi ufficiali di controllo e certificazione per il biologico in Cina. L’accordo, siglato a chiusura dello scorso anno, lascia intendere nuove opportunità per i prodotti biologici Made in Italy, aprendo la strada alle aziende italiane verso un mercato sempre più attento alla qualità dei prodotti. Tale processo di internazionalizzazione delle imprese sarà supportato da varie iniziative fieristiche, frutto di collaborazioni strategiche definite recentemente quale, ad esempio, quella tra BolognaFiere e Phenix Exhibitions. Da questa collaborazione nasce un’importante manifestazione, la China International Organic Food Expo (CIOFE), svolta nella città di Xiamen e segnalata dall’ICE come interessante opportunità per la presentazione del biologico italiano sul territorio cinese.
La crescita del mercato biologico cinese ha reso il Paese il secondo mercato asiatico per questo settore, registrando negli ultimi anni un trend di crescita pari al 35% e tracciando un buon potenziale per il biologico italiano.
Tali risvolti positivi hanno incentivato BolognaFiere a lanciare un interessante progetto, il Marca China-International Private Label Fair, evento che si svolge a Shenzhen, metropoli immersa nella Greater Bay Area nella provincia del Guangdong (Sud della Cina).
L’evento si promuove come una buona occasione per avvicinare gli operatori cinesi alla ampia offerta italiana, incentivando al contempo l’utilizzo del private label.
Il successo riportato da supermercati pionieri della grande distribuzione (Yonghui Superstore, Freshippo, J.ZAO), dettato dall’utilizzo del marchio privato, offre uno spunto per la valutazione delle nuove opportunità di business legate alla politica del private label in Cina, che si traducono principalmente nella possibilità delle aziende straniere di produrre prodotti più facilmente commercializzabili in Cina e di ampliare la loro offerta a prezzi inferiori.
Prevendendo la partecipazione di circa 300 espositori e 20.000 visitatori, quest’anno l’evento si svolgerà nello Shenzhen World Exhibition & Convention Centre nei giorni 12-13-14 agosto.
A cura del China Desk dello Studio Legale Zunarelli