Da tempo si discute, tra gli operatori sanitari italiani e non solo, delle opportunità che offre il mercato cinese per chi voglia non solo investire, ma fare sanità in Cina.
La prima domanda che spesso l’imprenditore italiano si pone – e ci pone – è chi sosterrà i costi della prestazione. Avendo come base concettuale un sistema sanitario universalistico come quello italiano, la risposta a questa domanda è uno dei primi nodi da sciogliere per chi intenda affacciarsi al mondo del healthcare cinese.
L’evoluzione, rapidissima, a cui stiamo assistendo di tutto il “sistema Cina” coinvolge – e non da oggi – anche la sanità. Tradizionalmente considerato un sistema sanitario tra i più complessi da riformare, se non altro per l’enorme quantità di cittadini che ogni giorno affollano gli ospedali per prestazioni sanitarie di qualsiasi tipo e gravità, il sistema sanitario cinese sta vivendo un periodo di profondi mutamenti.
Non è un caso che tra gli sforzi maggiori che il Paese sta affrontando vi sia certamente quello del miglioramento del livello di copertura della spesa sanitaria offerto dai vari sistemi di basic medical insurance (BMI) attualmente presenti in Cina. Ad oggi, infatti, la copertura della spesa sanitaria, attraverso i tre fondi di BMI attualmente esistenti, soffre sia di limitazioni soggettive (in Cina non è ancora sufficiente essere “cittadini” per essere anche “assistiti”) sia oggettive, per via dei tetti quantitativi annuali di rimborsabilità applicati ad ogni paziente iscritto al sistema di assistenza sanitaria pubblica.
Con una dichiarazione del 20 marzo, il Premier Li Keqiang ha annunciato un ulteriore incremento del programma di BMI fino a garantire ad oltre 20 milioni di cittadini cinesi la copertura necessaria per sostenere i costi relativi alle cure delle malattie gravi.
In questo contesto, il contributo degli operatori stranieri, ed in particolare italiani, da “utile” o “interessante”, sta diventando fondamentale. La capacità tradizionalmente riconosciuta alla sanità italiana di fare sanità per tutti e in modo profittevole può costituire la chiave di volta della grande “virata” che il Governo della Repubblica Popolare sta tentando in tutti i modi di mettere in atto: ed è per questo che diventa sempre più attuale l’esigenza di integrare l’offerta sanitaria straniera – finora prevalentemente focalizzata su pazienti muniti di assicurazione sanitaria privata – nell’ambito dell’offerta disponibile per la generalità dei pazienti cinesi coperti dalla cd. yi bao (ossia il sistema di BMI). Integrazione che, analogamente a quanto accade in Italia, si ottiene mediante una negoziazione con le autorità governative locali – nella specie, le sezioni municipali o provinciali della National Health and Family Planning Commission (NHFPC, che in Cina svolge le funzioni di Ministero della Sanità).
Oggetto della negoziazione sono, come è chiaro, i fabbisogni del relativo territorio, le carenze del sistema sanitario pubblico e le discipline su cui c’è maggior bisogno di aumento dell’offerta sia in termini quantitativi che qualitativi. Nulla di troppo diverso dai procedimenti di accreditamento istituzionale che si è abituati a percorrere con i governi regionali allorquando una struttura sanitaria privata solo autorizzata intenda erogare prestazioni anche in nome e per conto del SSN.
Due esigenze apparentemente inconciliabili – più sanità e meno costi – possono quindi trovare nella esperienza italiana la giusta soluzione, fornendo all’imprenditore sanitario la chance di fornire prestazioni sanitarie a carico del sistema BMI, ed al cittadino l’opportunità di curarsi in modo adeguato senza più sostenere, come purtroppo ancora oggi in Cina accade spesso, la gran parte dei costi delle cure ricevute.
Un’opportunità dunque da cogliere per gli operatori sanitari italiani, che fanno alta specializzazione, che coniugano la cura del paziente con una costante attività di ricerca e innovazione, e che hanno nell’appropriatezza delle prestazioni un fiore all’occhiello difficilmente eguagliabile nel mondo.
(A cura dell’Avv. Andrea Sorgato – andrea.sorgato@studiozunarelli.com)