Il 2014, l’anno del Cavallo secondo il calendario lunare, ci ha lasciato in dote alcune fondamentali novelle normative, come la riforma del diritto societario (Marzo 2014), della normativa sui marchi (Maggio 2014) e infine l’approvazione della nuova legge sulla tutela ambientale (Gennaio 2015). Il processo di riorganizzazione del sistema giuridico è però ancora in corso ed in questi mesi è all’attenzione degli operatori la bozza di riforma pubblicata dal governo di Pechino che propone di regolamentare l’intero sistema degli investimenti stranieri e che dovrebbe essere promulgata proprio nell’anno venturo.
Il 19 Gennaio 2015, il Ministero delle Finanze della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato infatti la bozza della nuova Foreign Investment Law (FIL) che avrà lo scopo di riformare e regolamentare in modo unitario gli aspetti legati alla costituzione e regolamentazione delle Foreign Invested Enterprise (FIE). Occorre ovviamente subito ricordare che il testo esaminato non sarà necessariamente la normativa definitiva, ma fornisce sicuramente un’indicazione già ben dettagliata di quali sono gli obbiettivi e le finalità della riforma.
Definizione di FIE
La normativa estende il concetto di foreign investment o foreign investor non limitandosi a fare riferimento a società o persone fisiche che non siano cinesi, ma estendendolo anche a tutte quelle forme di controllo diretto o indiretto di società domestiche (partecipate quindi da società o persone fisiche cinesi) da parte di investitori stranieri.
Omologazione della normativa sulle FIE
La normativa attuale differenzia le FIE in diverse tipologie a cui sono applicate specifiche regolamentazioni a seconda dell’oggetto sociale o della loro partecipazione. La nuova legge supera questo tipo di distinzione uniformando sia le disposizioni per le diverse forme di FIE sia con l’obiettivo contestualmente di avvicinare questi aspetti a quanto previsto per le società domestiche;.
Negative list e procedura di costituzione
Viene superato dalla nuova legge il Catalogo per gli Investimenti Stranieri, che sin dall’apertura della Cina negli anni 80 suddivideva le aree di iniziativa economica straniera in incentivate, limitate e vietate. Gli investimenti stranieri quindi a titolo generale non dovranno più ottenere l’approvazione preventiva da parte del Ministero del Commercio prima della costituzione della società, mentre le aree di attività in cui questo tipo di controllo sarà ancora vigente saranno indicate in una sorta di black list, che identificherà eventuali limitazioni all’iniziativa degli operatori internazionali.
Il Governo di Pechino, quindi, da un lato tenta di limitare le pratiche che cercano da anni di aggirare la normativa sugli investimenti stranieri, estendendo l’applicazione della normativa anche a tutte le società controllate a qualunque titolo da operatori internazionali; dall’altro lato si adopera per rendere questa normativa sempre più chiara e competitiva rispetto agli operatori domestici, confermando quindi gli sforzi per mantenere attrattivo il mercato cinese.
Certamente la Cina non può più offrire mano d’opera a basso costo per le attività c.d. labor intensive, ma avendo semplificato rispetto al passato le procedure ed i costi di costituzione diventa oggi interessante per le piccole e medie aziende che vogliano stabilire entità commerciali volte allo sviluppo del mercato locale.
In attesa quindi di vedere se quanto inserito all’interno della bozza verrà confermato nella versione definitiva, auguriamo a tutti un sereno e prospero anno della Capra. 新年快乐, 恭喜发财!
(A cura dell’Ufficio di Shanghai – Luigi Zunarelli e Sabrina Gao – tel. +86 21 51501952)