Diritto di critica e danno all’immagine rappresentano un consueto terreno di scontro tra i sostenitori della libertà di pensiero e coloro che si ritengono lesi nella propria immagine a causa dell’uso improprio di termini provocatori, finendo così per portare lo scontro fin dentro le aule giudiziarie.
Al fine di bilanciare le suddette contrapposte esigenze, sono stati individuati dei parametri generali che gli autori dovranno tenere in considerazione per evitare di essere accusati di lesione della reputazione personale, professionale e/o aziendale da parte del soggetto protagonista della critica in questione.
Detti parametri sono i c.d. limiti di continenza e corrispondenza.
In tal senso, secondo l’orientamento giurisprudenziale via via consolidatosi in materia, è possibile declinare il contenuto dei suddetti confini di legittimità, potendosi ritenere lecito l’utilizzo di un linguaggio “pungente ed incisivo”, ogniqualvolta vi sia:
- a) l’interesse al racconto o alla notizia;
- b) la correttezza formale e sostanziale dell’esposizione dei fatti;
- c) la corrispondenza tra la narrazione ed i fatti realmente accaduti.
Per cui attenzione ad utilizzate toni inappropriati che nulla hanno a che vedere con l’uso legittimo della critica e soprattutto, attenzione al mezzo utilizzato per la diffusione del commento.
Non si dimentichi, infatti, che l’uso di Internet ed in particolare dei social, ha con sé la diretta conseguenza di aumentare, a livello esponenziale, la portata lesiva del commento, in ragione della diffusione potenzialmente illimitata che hanno i contenuti pubblicati su qualsiasi social network.
(A cura dell’avv. Elisabetta Sgattoni – mail: elisabetta.sgattoni@studiozunarelli.com)