Il 24 Aprile 2014 la Standing Committee del National People’s Congress ha approvato la riforma della People’s Republic of China’s Environment Protection Law (EPL), entrata in vigore lo scorso 1 gennaio. La nuova legge modifica sostanzialmente la precedente versione del 1989 e rispetto a questa prevede l’aggiunta di oltre 23 articoli.
Tra le principali novità si sottolinea innanzitutto quella riguardante l’Environmental Impact Assesment (EIA), ossia la valutazione di impatto ambientale, alla redazione della quale sono tenute le imprese coinvolte in piani di sviluppo e utilizzo o in progetti di costruzione che possano generare effetti negativi sull’ambiente (art. 19 EPL). L’EIA, infatti, deve ora essere reso pubblico ed illustrato ai soggetti potenzialmente interessati da parte dell’impresa titolare del progetto la quale è tenuta altresì a sollecitarne i commenti (art. 56 EPL). Alle imprese che inizino ad operare senza che sia stato previamente approvato l’EIA potrà essere imposta la sospensione dell’attività e la rimessa in pristino dell’area coinvolta, salva comunque l’elevazione di una sanzione pecuniaria.
L’opinione pubblica è, adesso, chiamata ad esprimersi su molte questioni in materia di ambiente. Così prevede il Capitolo V della EPL (“Information Disclosure and Public Participation) il quale specifica quali informazioni debbano essere rese pubbliche (i.e. nomi delle sostanze inquinanti utilizzate, totale delle emissioni etc.), chi siano i responsabili della disclosure (i.e. imprese inquinanti e/o istituzioni governative) nonché le modalità di pubblicazione. Inoltre, ai sensi dell’art. 54 EPL gli ufficiali del governo sono tenuti a pubblicare i nomi dei soggetti (imprese e autorità governative) trasgressori della normativa ambientale. La minaccia di tale ultima sanzione costituisce certo un forte deterrente se si considera l’importanza che, soprattutto in Cina, si attribuisce al concetto di “faccia” (mianzi), intesa come reputazione.
Inoltre, ai sensi dell’art. 57, la nuova legge garantisce l’assoluto anonimato nonché la tutela dei diritti e dei legittimi interessi di quei soggetti che denuncino alle autorità competenti presunti illeciti ambientali.
Infine, l’art. 58 autorizza alcune “social organizations” ad esperire azioni giudiziali nel pubblico interesse contro quei soggetti che trasgrediscano le norme in materia di ambiente. Perché sussista la legittimazione attiva è però necessario che tali organizzazioni siano registrate in appositi registri e che si occupino di temi ambientali da almeno 5 anni.
La nuova legge rende più severe rispetto al passato le pene per i trasgressori. Basti pensare che in alcuni casi le autorità competenti possono limitare o sospendere le attività di impresa (art. 60) e in altri casi possono sequestrare gli impianti (art. 25). Per i casi più gravi di illecito ambientale è financo previsto l’arresto fino a 15 giorni per chi fosse ritenuto responsabile della condotta illecita.
Tra le altre modifiche introdotte si ricorda l’obbligo per le imprese di ottenere una Pollution Discharge License che autorizza le imprese a scaricare materiali inquinanti nei limiti previsti dalla licenza stessa (art. 45) e di pagare la Environmetal Protection Tax per la discarica di tali sostanze (art. 43).
D’altra parte, la nuova EPL prevede che il governo adotti misure che agevolino lo sviluppo del settore green (in primis agevolazioni fiscali e premi) e che sostengano le imprese che intendano spostare o chiudere i siti produttivi al fine di migliorare la qualità dell’ambiente.
Con la nuova normativa in materia ambientale il legislatore cinese ha senz’altro voluto dare il messaggio per cui i problemi ambientali sono, ormai, una priorità per il governo. I costi per il mancato rispetto degli standard ambientali sono infatti molto accresciuti così che le imprese che fino ad ora hanno preferito, perché più conveniente, pagare le sanzioni anziché mettersi in regola, dovranno senz’altro rivedere l’analisi costi-benefici di siffatta condotta.
Si evidenzi in fine che la nuova EPL apre interessanti segmenti di mercato anche per le aziende italiane attive nel settore dell’energia pulita e dell’impiantistica sostenibile intenzionate ad investire in Cina.
(A cura del China Desk di Milano – Giovanni Lovisetti – tel.: 02 39680538)