Sulla base del recente report stilato dall’ufficio ICE di Shanghai, nei primi sei mesi del 2013 l’Italia ha esportato nella Repubblica Popolare Cinese prodotti agroalimentari per un totale di 147,7 milioni di USD. Stime sicuramente destinate ad aumentare negli anni a venire, grazie soprattutto alla spinta propulsiva che seguirà all’Expo 2015 di Milano. La piattaforma milanese, interamente dedicata al business dell’agroalimentare, sarà uno straordinario strumento di visibilità per la tradizione, la creatività e l’innovazione nel settore dell’alimentazione. L’evento fieristico di risonanza mondiale offrirà sicuramente interessanti opportunità di crescita e collaborazione nei rapporti fra i due Paesi, profilandosi come un trampolino di lancio per promuovere sia gli investimenti cinesi in Italia sia quelli italiani in Cina. Per il 2012-2013, nella classifica dei paesi esportatori di prodotti agroalimentari verso la RPC, l’Italia si colloca alla 30° posizione con un fatturato annuo complessivo in crescita del 7,7% rispetto all’anno precedente. Secondo le stime, il nostro Paese risulta il primo fornitore di cioccolato (con una quota di mercato del 40,3%), il secondo per la pasta (18,8%), l’olio d’oliva (21,6%) e lo spumante (12,2%), il terzo per le acque minerali (14,2%), seguono il caffè (5,1%) il vino (6,1%) e i formaggi (3,2%), gli ultimi due di esportazione, tutt’ora, principalmente francese. Sulla base dei risultati del FHC China, uno dei principali eventi fieristi del F&B del Mainland, i maggiori trend italiani in crescita nel settore agroalimentare risultano essere in primis la pasta, accompagnata dal caffè, dai salumi, dal vino, dolciumi, cioccolato ed olio d’oliva. Il MOFCOM (Ministero del Commercio) è l’autorità responsabile della gestione delle importazioni all’interno della Repubblica popolare cinese, mentre l’AQSIQ (Amministrazione generale di supervisione di qualità, ispezione e quarantena) ha invece il compito di ispezionare le merci importate e verificarne i requisiti sanitari, vigilando sui periodi di quarantena. La Food Safety Law, entrata in vigore il 1˚ giugno 2009 al fine di tutelare la sicurezza dei consumatori cinesi, disciplina i controlli inerenti all’applicazione di standard d’import-export e i test a cui i prodotti importati ed esportati vengono sottoposti. Rigidi sono, inoltre, i controlli per quanto riguarda l’etichettatura e l’imballaggio dei prodotti secondo quanto stabilito dalle “Norme Generali per l’Etichettatura dei prodotti alimentari preconfezionati” (GB7718 – “2004 General Rules of Prepackaged Food Labeling”) e dallo “Standard Generale dell’etichettatura per i prodotti alimentari pre-confezionati per particolari usi dietetici” (GB13432 – “2004: General Standard of Labeling for Prepackaged Food of Special Dietary Use”). Anche la domanda di prodotti biologici è in forte crescita. Secondo le stime, il bio in Cina supererà, nei prossimi anni, il 5% del mercato bio internazionale. Proprio per questo, recentemente, la RPC si è dotata di un’apposita normativa e di un marchio nazionale a tutela delle produzioni biologiche. La disciplina prevede che i prodotti che riportano in etichetta un riferimento al biologico debbano essere conformi alla normativa cinese e muniti di apposita certificazione governativa. Importante ricordare che dal 1° febbraio 2013, viene, inoltre, applicato un controllo sulla presenza di ftalati (sostanze chimiche organiche) nelle bevande alcoliche importate, primi fra tutti i vini. Infine, per quanto riguarda il prosciutto crudo e la carne suina trattata termicamente, deve risultare allegato, ai fini dell’esportazione, un certificato rilasciato dalle competenti ASL locali. Tale documento dovrà, al momento della spedizione, essere anticipato via e-mail. Dalla breve analisi appena effettuata, appare evidente come l’agroalimentare si prospetti, ad oggi, come uno dei settori più dinamici del Made in Italy in Cina. Nonostante le differenti problematiche ancora esistenti, il settore risulta in grado di offrire interessanti prospettive di crescita per la nostra nazione, nel medio e lungo periodo. L’aumento del benessere, insieme ai rapidi cambiamenti delle abitudini di vita del popolo cinese, hanno determinato la creazione di una fascia di consumatori sempre più attenta alle caratteristiche e alla qualità dei prodotti. Ed è così che proprio l’alto standard dell’agroalimentare italiano giunge a rappresentare, ancora una volta per i nostri imprenditori, un punto di forza in grado di penetrare in maniera effi-ace non solo il mercato cinese, ma anche quello mondiale. Ricordando le parole di Giuseppe Sala, Commissario del Governo per Expo 2015, “la genuinità e la diffusione di prodotti agroalimentari è innanzi tutto una necessità sociale, oltre a rappresentare un importante valore economico per l’Italia e per il mondo”. (A cura dell’Ufficio di Shanghai – Dott. Luigi Zunarelli e Avv. Giovanni Lovisetti– 00862151501952)