Sin dalla III Sessione Plenaria del Partito Comunista Cinese (PCC) nel 1978 attraverso l’adozione della cd. Politica delle “Porte Aperte”, lo sviluppo della Republica Popolare e la sua apertura agli invetimenti stranieri è transitata attraverso lo sviluppo di aree di libero scambio denominate Free Trade Zone. Nel 1980 vennero infatti istituiti i primi esempi in Shenzhen e nel Guandong, data la vicinanza ad Hong Kong; nei successivi anni si decise di identificare alcune aree del Fujian, data la vicinanza a Taiwan, per attrarre investimenti taiwanesi, ed infine nel Giugno del 1990 venne istituita la Pudong New Area il cui sviluppo negli anni avvenire ha probabilmente superato ogni più rosea aspettativa e costituisce oggi uno dei principali distretti economico/finanziari al mondo.
Seguendo la stessa impostazione la Cina si trova oggi ad una svolta che potrebbe rivelarsi altrettanto storica ed ancora sceglie in Shanghai il proprio terreno di prova, confermandone la centralità da un punto di vista economico, logistico e finanziario. L’importanza del progetto in esame nel futuro sviluppo cinese resta evidente sin dal nome scelto: China Pilot (Shanghai) Free Trade Zone. Senza soffermarsi sul concetto di free trade zone, che è proprio dell’ordinamento cinese già da diversi anni, o sul’indicazione di Shanghai che ne delimita semplicemente l’area geografica interessata, l’aver inserito il termine “China” è invece di cruciale importanza e sottolinea come si tratti di un progetto sostenuto direttamente dal governo centrale di Pechino, che vede nell’ulteriore apertura dell’economia cinese l’unica prospettiva per assicurare al Paese una crescita stabile e duratura; così come l’aver voluto inserire il termine “Pilot” lascia intendere come non si tratti, almeno a livello progettuale, della volontà di costituire una nuova Hong Kong, ma di sperimentare un nuovo sistema di gestione amministrativa da estendere a tutto il Paese. Per queste ragioni l’apertura della nuova Free Trade Zone di Shanghai è stata accolta con diffuso entusiasmo dagli operatori sia cinesi che stranieri, nell’ottica di un’importante vittoria della corrente riformista del Partito.
La nuova zona pilota ricopre una superficie di 28.78 km2 e risulta sostanzialmente costituita da quattro aree principali: la zona di libero scambio di Waigaoqiao, il parco logistico a libero scambio di Waigaoqiao, l’area portuale a libero scambio di Yangshan e la zona di libero scambio dell’aeroporto di Pudong.
Le principali innovazioni proposte dalla SFTZ possono essere sintetizzate in 4 settori primari: Investimenti Diretti Esteri, Investimenti Cinesi Overseas, Logistica, Finanza.
Investimenti Diretti Esteri in Cina.
La procedura di approvazione degli investimenti esteri in Cina non dovrà necessariamente passare il vaglio del Ministero del Commercio. Per la prima volta la Cina decide infatti di liberalizzare l’attività di impresa. Identificando una serie categorica di settori ed attività – una sorta di black list – in cui resterà necessaria l’approvazione del Commercial Committee (emanazione del Ministero dell’Economia a livello locale), la Cina di fatto liberalizza tutte le ulteriori attività che saranno in via residuale ammesse.
Investimenti cinesi overseas.
Per assecondare ed incentivare il flusso di investimenti cinesi overseas, il governo cinese ha stabilito che per le società che saranno registrate all’interno della SFTZ non sarà più necessario ottenere una preventiva autorizzazione per investire all’estero, ma tale procedura verrà sostituita con una mera registrazione dell’operazione.
Logistica.
Ad oggi il sistema di sdoganamento della merce e quindi la qualifica di prodotto bounded o unbounded segue in Cina una distinzione di tipo geografico, con l’identificazione all’interno del territorio cinese di aree all’interno delle quali i prodotti possono essere stoccati senza dover adempiere alle procedure di importazione della merce, mentre ciò viene richiesto categoricamente nel caso in cui si voglia movimentare la merce e conservarla all’interno di magazzini al di fuori di queste aree. Per le società costituite nella SFTZ la merce sarà invece libera di essere movimentata in qualsiasi magazzino all’interno o all’esterno delle aree bounded, potendo scegliere il momento in cui sdoganarla e adempiere alle procedure di importazione in Cina (pagamento dazi e VAT). La merce verrà infatti monitorata sulla base del suo status e non della sua localizzazione geografica.
Finanza
Le imprese presenti all’interno della SFTZ potranno godere di una completa convertibilità dello yuan in valuta estera e nessuna restrizione sui tassi di interesse bancari con la conseguenza che le banche nazionali e straniere sono in grado di offrire una più alta gamma di servizi alle imprese. Inoltre i requisiti di gestione fiscale e contabile delle aziende saranno sensibilmente alleggeriti non dovendo più essere richiesta la certificazione dell’effettivo versamento del capitale sociale indicato al momento della costituzione della società, né la verifica annuale dei libri contabili dell’azienda che sarà invece sostituita da una dichiarazione.
Dopo aver evidenziato tutti i buoni propositi e le prospettive di riforma pubblicizzate in occasione del lancio della SFTZ, resta doveroso ricordare che al momento si tratta di riforme sistematiche in attesa di normative attuative che ne quantificheranno di fatto il reale impatto nell’economia. Sebbene infatti il progetto trovi in Li Keiqiang (Primo Ministro della P.R. China) il suo promotore, la reale attuazione è ovviamente ostacolata da coloro che, sul sistema di autorizzazione e vincoli, basano la propria influenza politica, per cui il rischio che la montagna partorisca un topolino è quanto mai concreto; detto ciò ovviamente bisogna prendere atto che, anche un topolino dalle dimensioni dell’economia cinese, può essere di grande interesse per quelle aziende che ad oggi non hanno ancora trovato il giusto modo di relazionarsi con un mercato che non permette assenti.
A cura dell’Ufficio di Shanghai – Dott. Luigi Zunarelli e Dott. Linda Tontodonati (00862151501952)
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